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 la GESSARA (o Gessaia) di Cenerente

la "Gessara"

(fonte Umberto Giammarioli e Adelmo Tibidò, settembre 2018)

La GESSARA (o GESSAIA) è stata una delle più antiche ditte dell'Umbria, numero 54 nel Registro delle Ditte. Attiva dalla seconda metà dell'800, inizialmente era ubicata a ridosso della strada che attualmente va dalla "Città della Domenica" al Convento dei Cappuccini. In tale sede l'estrazione del gesso avveniva in galleria.
In seguito, a causa di crolli avvenuti nelle gallerie, si è trasferita a Cenerente, dove ha operato fino al 1984 dando lavoro e sostentamento a molte famiglie del paese e dei dintorni.
Il gesso (CO2+2H2O) da essa prodotto serviva per la fabbricazione del  cemento (in una proporzione del 6%) ed era utilizzato da diversi cementifici umbri (CEMENTIR di Spoleto, Cementeria di Magione, e altri) ed è servito per la costruzione di quasi tutti i palazzi di Perugia e anche dei ponti e dei tunnel della superstrada.

Di proprietà dei Dominici e poi dei Paoletti di Santa Lucia, ha visto alla sua direzione Ferdinando Monacelli, suo figlio Pompilo e infine il nipote di quest'ultimo, Umberto Giammarioli. Pompilio è stato l'inventore di un rivoluzionario forno per la cottura del gesso (basato su sei tubi comunicanti nei quali passava il gesso che veniva cotto in base a temperature e tempi stabiliti da precisi meccanimi), sostituendo la tradizionale e poco efficiente cottura sopra le fascine fino ad allora utilizzata. Per lo smaltimento dei residui della lavorazione è stata costruita una breve ferrovia - ora smantellata - che permetteva a un trenino con carrelli di scaricare il materiale fino ai piedi di Monte Malbe, attraversando la strada e un ponte - tuttora esistente - a doppio arco. Tra i carrettieri che portavano il gesso a Perugia, si ricordano Zuccarella (di Capocavallo), Cencio e Gasparo. Tra gli operai Davide Vagnetti, Terzilio Giammarioli, Antonio Sottili, Antonio Ragni, Romolo Massetti, Alfredo Massetti, Vincenzo Massetti, Luigi Bindella, Bruno Bordellini, Naldo Ricci, Gibo Cibeca e molti altri.. L'elettricista era Ugo Crescentini, il muratore Pistellini, il tecnico meccanico Rodolfo Maccherani che, oltre alla manutenzione dei macchinari e del trenino, ha prodotto e installato le strutture e le torri metalliche usate per la lavorazione del gesso. Dopo la chiusura del 1984 l'enorme buca scavata per l'estrazione del gesso è stata riempita di terra di riporto e materiali inerti, dopo di che vi è stato piantato sopra un boschetto.

Per approfondimenti si veda
Cenerente, esempio di toponimo geologico, Andrea Motti
La strana storia di Cenerente e della sua gessaia, Claudio Bezzi
 


 ponte del trenino della Gessara